Gli scienziati dell’Università di Edimburgo sono infatti stati in grado di identificare che il 10 per cento della popolazione potrebbe aspettarsi di vivere cinque anni più a lungo di quella parte della popolazione che invece appartiene al 10 per cento inferiore.
Ma come? Il “segreto” è nel test del DNA, oggi disponibile sotto forma di test della saliva, che stanno divenendo disponibili in tutto il mondo a prezzi di circa 150 dollari, e che potrebbero fornire informazioni molto utili per stimare le possibilità di vita “genetica”.
Lo studio ha esaminato i dati genetici di oltre mezzo milione di persone, oltre ai dati sulla durata della vita dei loro genitori. È stato dunque applicato un sistema di punteggio, fruito per analizzare l’effetto combinato delle variazioni genetiche che influenzano la durata della vita.
Ebbene, circa 12 aree del genoma umano sono state individuate come aventi un impatto significativo sulla durata della vita, inclusi cinque siti che non sono mai stati segnalati in precedenza.
I siti del DNA che hanno avuto il maggiore impatto sulla durata complessiva della vita sono stati quelli precedentemente collegati a malattie mortali, comprese le malattie cardiache e le condizioni legate al fumo. L’impatto dei geni legati ad altri tipi di cancro non è invece stato dimostrato dallo studio. Gli esperti hanno affermato che ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la suscettibilità alla morte è il risultato di differenze genetiche più rare o di fattori ambientali sociali.
La ricerca, pubblicata sulla rivista eLife, è stata finanziata dal Medical Research Council britannico e dall’AXA Research Fund.
Il dottor Peter Joshi, dell’Istituto Usher dell’Università di Edimburgo, ha dichiarato in proposito che “se prendiamo 100 persone alla nascita, o più tardi, e usiamo il nostro punteggio della durata della vita per dividerle in dieci gruppi, il gruppo superiore vivrà in media cinque anni più a lungo del gruppo inferiore“. L’autore, Paul Timmers, ha poi precisato che “abbiamo trovato geni che influenzano il cervello e il cuore sono responsabili della maggior parte delle variazioni della durata della vita”.