Nel corso dell’ultimo secolo, l’aumento delle emissioni di gas serra ha dato luogo a un eccesso di energia nel sistema Terra. Più del 90% di questa energia in eccesso è stata assorbita dagli oceani, conducendo a un aumento della temperatura e al conseguente innalzamento del livello del mare, moderando al contempo il riscaldamento della superficie.
Il team multidisciplinare di scienziati ha pubblicato stime nel PNAS, secondo cui si sarebbe verificato il riscaldamento globale degli oceani nella misura di 436 x 1021 Joule dal 1871 ad oggi (circa 1000 volte il consumo annuale di energia primaria umana in tutto il mondo!) ha unito tali dati con quelli di un riscaldamento comparabile verificatosi nei periodi 1920-1945 e 1990-2015.
Le stime confermano che gli oceani stanno assorbendo la maggior parte dell’energia in eccesso nel sistema climatico derivante dai gas serra emessi dalle attività umane.
La professoressa Laure Zanna, che ha guidato il team internazionale di ricercatori, ha dichiarato: “La nostra ricostruzione è in linea con altre stime dirette e fornisce prove del riscaldamento degli oceani prima degli anni ’50“. La tecnica dei ricercatori per ricostruire il riscaldamento degli oceani si basa su un approccio matematico originariamente sviluppato dal Prof. Samar Khatiwala per ricostruire l’assorbimento di CO2 da parte dell’uomo.
Proprio il Prof. Khatiwala ha affermato che ‘il nostro approccio è simile a “dipingere” diverse parti della superficie dell’oceano con coloranti di diversi colori e monitorare come si diffondono all’interno nel tempo. Possiamo quindi applicare queste informazioni a qualsiasi altra cosa – per esempio il carbonio prodotto dall’uomo o anomalie di calore – che viene trasportata dalla circolazione oceanica. Se sappiamo qual è stata l’anomalia della temperatura della superficie del mare nel 1870 nell’Oceano Atlantico del Nord, possiamo capire quanto essa contribuisca al riscaldamento, ad esempio, nel profondo Oceano Indiano nel 2018. L’idea risale a quasi 200 anni fa il matematico inglese George Green”.
La nuova stima suggerisce che negli ultimi 60 anni fino alla metà del riscaldamento osservato e del relativo innalzamento del livello del mare alle basse e medie latitudini dell’Oceano Atlantico è dovuto a cambiamenti nella circolazione oceanica. Durante questo periodo, a latitudini più basse si è accumulato più calore di quanto lo sarebbe stato se la circolazione non fosse cambiata. Sebbene sia la causa prevalente, i ricercatori non sembrano attribuire questa variazione esclusivamente ai cambiamenti indotti dall’uomo.
Resta ancora molto lavoro da fare per convalidare il metodo e fornire una migliore stima, in particolare nella parte iniziale della ricostruzione. Tuttavia, la coerenza della nuova stima con le misurazioni dirette della temperatura dà al team fiducia nel loro approccio.
Zanna ha in tal senso precisato che: “in senso stretto, la tecnica è applicabile solo ai traccianti come il carbonio prodotto dall’uomo che sono trasportati passivamente dalla circolazione oceanica. Tuttavia, il calore non si comporta in questo modo in quanto influisce sulla circolazione cambiando la densità dell’acqua di mare. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi di scoprire come funziona bene l’approccio. Si apre un modo nuovo ed entusiasmante di studiare il riscaldamento dell’oceano, oltre ad utilizzare misurazioni dirette”.
Il lavoro internazionale offre una risposta a un’importante lacuna nella conoscenza del riscaldamento degli oceani, ma è solo un primo passo. È ora importante capire la causa dei cambiamenti della circolazione oceanica per aiutare a prevedere i futuri modelli di riscaldamento e di innalzamento del livello del mare.