Il gas rinnovabile potrebbe farci risparmiare 140 miliardi nella sola Unione Europea da qui al 2050, secondo lo studio del consorzio Gas for Climate. A questo dobbiamo aggiungere i vantaggi, anche economici, per la salute.
Il biometano
Il principale gas rinnovabile è il biometano, una miscela gassosa il cui componente principale è il metano. La sua produzione deriva dalla fermentazione batterica di origine animale o vegetale. Si tratta degli scarti della produzione e del consumo umano, in particolare dell’industria agroalimentare.
Tutti i vegetali utilizzati per questa industria producono degli scarti organici, che se sottoposti all’azione di alcuni batteri, in assenza di ossigeno, si decompongono producendo metano, idrogeno e anidride carbonica.
Il cuore della produzione di biogas sono i fermentatori chiusi, particolari impianti che lavorano a secco. Il gas rinnovabile può servire sia ai veicoli, che al riscaldamento e alla produzione elettrica. Anche i grandi mezzi navali potrebbero usare il biogas.
I risparmi previsti dal rapporto
Il consorzio è costituito da sette aziende europee nel trasporto di gas naturale (Snam, Enagas, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e Tigf). A queste si affiancano Consorzio Italiano Biogas e European Biogas Association.
Secondo lo studio, l’Europa potrebbe produrre in 30 anni grandi quantità di gass rinnovabile. Si pensa di poter superare i 120 miliardi di metri cubi annui, che porterebbero un risparmio di 140 miliardi di euro rispetto ai combustibili fossili.
Oltre ai risparmi economici, con il biogas l’Europa potrebbe rispettare l’accordo di Parigi, abbattendo drasticamente le emissioni inquinanti, a costi minori. Il biogas infatti non emette più anidride carbonica di quanta non ne sia assorbita dalla natura spontaneamente. Inoltre si eliminerebbe tutto il gas prodotto dalle decomposizioni dei rifiuti industriali e delle discariche. In un colpo solo si risolverebbero più problemi.
Biogas: le controindicazioni
Vi sono però delle controindicazioni ne biogas, legate ad alcune tecnologie obsolete e al consumo di terra per l’alimentazione degli impianti.
Per ovviare a queste controindicazioni vanno quindi utilizzati solo gli impianti a secco, che non producono liquami.
Inoltre è necessario non iniziare a coltivare terre destinate alla sola produzione, ma utilizzare gli attuali scarti. Un’agricoltura intensiva consumerebbe infatti territorio destinato all’alimentazione.