Hanno compiuto 30 anni le guardie ecologiche volontarie, storiche figure inserite nel sistema pubblico di sorveglianza e di salvaguardia ambientale dell’Emilia Romagna. Operatori specializzati, dotati di tesserino rilasciato dopo la frequenza di un apposito corso di formazione e del superamento di un esame, rappresentativi di una categoria sempre più eterogenea: al suo interno è possibile trovare studenti, pensionati, lavoratori e altro ancora, a conferma del fatto che la passione e il rispetto per la natura non conosce distinzioni di sesso, di età o di professione.
Naturalmente, il compleanno delle guardie ecologiche volontarie dell’Emilia Romagna è stata occasione utile per cercare di fare il punto sulla loro reale consistenza sul territorio. I numeri, d’altronde, parlano chiaro e positivo: sono circa 1.300 le guardie volontarie che risultano essere attive sul territorio regionale, organizzate in 16 raggruppamenti territoriali: 2 a testa in provincia di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna, 1 a testa a Ferrara, Ravenna, Faenza, Forlì, Cesena e Rimini.
Tra di essi, il nucleo più consistente è certamente quello di Bologna (314) davanti a quello di Modena (264), Reggio Emilia (220) e Parma (152). I nuclei di Piacenza, Rimini, Forlì – Cesena, Ravenna e Ferrara hanno comunque componenti in numero superiore a 50 unità.
Per quanto attiene infine le loro attività, ricordiamo che le guardie ecologiche volontarie svolgono compiti di vigilanza, educazione ambientale, protezione civile. Possono all’occorrenza assumere la qualifica di pubblici ufficiali, accertando, contestando e sanzionando abusi e illeciti in vari ambiti, come quelli dello smaltimento dei rifiuti, gli scarichi fognari, la raccolta di prodotti del sottobosco, lo spandimento agronomico dei liquami, il rispetto delle norme per la tutela delle aree protette, l’esercizio della caccia e della pesca. Di rilievo è anche l’opera di informazione e di educazione ambientale, effettuata prevalentemente nelle scuole.