Il calabrone asiatico è un insetto diffuso da diverso tempo anche nel nostro Paese, in cui gli avvistamenti sembrano essere in continua crescita. Naturalmente, con essi sono in crescita anche le punture di questo animale che, in alcuni casi, possono diventare anche piuttosto pericolose.
Ma in che modo si può riconoscere il calabrone asiatico? E cosa tenere a mente in caso di “contatto” con questo esemplare?
Come riconoscerlo
Anche in Italia si parla da diverso tempo di calabrone asiatico, ma la sua presenza nel nostro territorio è piuttosto recente. Pare infatti che, non trattandosi di una specie locale, i calabroni di questa tipologia siano giunti da noi intorno al 2005, rendendo quindi difficile per molti il loro corretto riconoscimento.
Per agevolarvi nel farlo, ricordiamo innanzitutto come il calabrone asiatico – chiamato Vespa velutina – sia un imenottero riconducibile alla famiglia delle Vespidae, diffuso soprattutto nelle aree di cui è originario, quali quelle del sud-est dell’Asia, dove trova l’habitat naturale per svilupparsi con maggiore vigore.
Di recente, tuttavia, si parla con insistenza di questo calabrone anche in Europa, con le prime tipologie che sono state avvistate in Spagna, Portogallo, Belgio e, inoltre, in Italia. Da noi, i principali avvistamenti si concentrano in Liguria, in Piemonte, in Lombardia e in parte del Veneto, lasciando dunque intendere che per il momento questo esemplare sia presente principalmente nel Nord del paese.
La sua lunghezza è di circa 30 mm, il corpo è più scuro rispetto ai “tradizionali” calabroni, e la striscia gialla risulta dunque molto più visibile e distinta. Il calabrone asiatico è un po’ più piccolo rispetto a quello europeo.
I rischi
Ma quali sono i rischi per l’uomo derivanti dal calabrone asiatico?
Cerchiamo di rassicurare in parte i nostri lettori: il calabrone asiatico non ha l’abitudine di aggredire l’uomo, bensì altri insetti, come le api. Tuttavia, non è comunque escluso che possa attaccare anche l’uomo e, anzi, pare che questa classe di calabroni attacchi gli esseri umani con maggiore frequenza rispetto ai calabroni europei, probabilmente perché più aggressivi.
Una volta punti, le conseguenze sono simili alle punture di un esemplare autoctono. Dunque, è bene attendersi la presenza di gonfiore e di dolore piuttosto intenso. A costituire un pericolo è la puntura nei confronti di soggetti allergici e ipersensibili al veleno, che potrebbero trovarsi dinanzi al rischio di shock anafilattici.
Dunque, se si è a conoscenza di una condizione di familiarità nei confronti delle reazioni potenzialmente avverse in seguito alla puntura di imenotteri e affini (di cui il calabrone asiatico può naturalmente costituire un esemplare riconducibile a tale macro categoria), il nostro suggerimento è pur sempre quello di concordare in anticipo con il proprio medico la strategia migliore per poter fronteggiare questo rischio.
Generalmente, sarà sufficiente mettere con sé in una borsa o in una valigia dei farmaci utili per poter fronteggiare queste punture.
Per tutti, comunque, val la pena rammentare il generico suggerimento di non disturbare mai questa specie di calabroni. È sufficiente mantenersi a distanza elevata dai loro nidi, di cui sono molto gelosi e protettivi e, se intercettato in altri ambienti, non infastidirlo.