Per dare il nostro attivo contributo al salvataggio dell’ambiente, abbiamo anche bisogno di cambiare il modo con cui produciamo il sale, visto e considerato che l’attuale processo di estrazione dalle miniere domanda energie e mezzi. Meglio invece fare un lungo passo indietro nel tempo, e attingere direttamente dal sale marino: ci vuole più tempo, ma il processo viene ritenuto molto più sostenibile sul fronte ecologico.
Ma come funziona? Stando a quanto riepiloga il sito internet daily.jstor,org, si tratta di raccogliere l’acqua marina, trattenerla in alcune cassette dotate di piccoli fori per l’aria e lasciarla poi al sole per alcuni giorni. Bisogna dunque attendere che la natura faccia il suo corso: i raggi solari scalderanno infatti l’acqua nelle cassette, raggiungendo la temperatura di evaporazione. Mentre evapora, i cristalli di sale bianco presenti nell’acqua cominciano a fondersi insieme, formando dei pezzi più grossi. È il processo di cristallizzazione, che avrà come termine la creazione, in modo del tutto naturale, i fiocchi di sale.
Certo, come risulta chiaro dalle righe passate, il procedimento non è proprio rapidissimo. Si tratta infatti di pazientare molto… forse troppo, per gli odierni processi aziendali. I quali, ben inteso, preferiscono ricorrere al sale da “estrarre” dalle cave sulla terraferma, che altro non è che ciò che è rimasto sul fondale di antichi mari oramai scomparsi. Un tipo di sale che però richiede un notevole sforzo per poter essere estratto, con impatti non marginale sull’ambiente.
Insomma, il sale commerciale che viene estratto dalle miniere inquina e spreca molte energie (si pensi non solamente a quanto avviene nel solo processo di estrazione, quanto anche in quello di trasporto). La soluzione migliore potrebbe dunque essere quella di tornare all’antichità, raccogliendo l’acqua marina e lasciandola asciugare, abbassando in tal modo l’impatto ambientale dell’intera produzione.