In particolar modo, stando a un articolo apparso sul Journal of Applied Ecology, le aree con un’alta popolazione di cervi avevano il 68% in meno di fogliame rispetto alle foreste con livelli relativamente bassi di tali animali. Dunque, almeno per questa ricerca, solo l’abbattimento di massa dei cervi può impedire la distruzione dei boschi e delle foreste.
Uno dei ricercatori, il dottor Markus Eichhorn, dell’Università di Nottingham, ha precisato che gli studi hanno dimostrato che questa densità di popolazione dei cervi selvatici ha gi avuto un effetto negativo sul numero di uccelli del bosco, piccoli mammiferi e insetti. “Le popolazioni di cervi sono a livelli straordinariamente elevati a causa di una combinazione di fattori tra cui l’assenza di grandi predatori, un declino nella caccia e la semina autunnale di colture che producono cibo invernale per il foraggiamento degli animali”, ha detto in una dichiarazione rilasciata dall’università.
“Dalla nostra ricerca è chiaro che, se vogliamo incoraggiare più uccelli del bosco, dobbiamo intervenire per ripristinare le strutture boschive di cui hanno bisogno, ma in molte aree sarà necessaria una drastica riduzione del cervo per avere un impatto reale. Non dobbiamo pensare a questo in termini di abbattimento. In Gran Bretagna mangiamo già carne di cervo, ma gran parte di questa è carne di allevamento” – ha continuato il ricercatore.
“Se i cervi selvatici catturati dovessero apparire nei nostri menu o nelle macellerie locali, ciò incoraggerebbe la gente a mangiare carne di cervo con la stessa facilità della carne di manzo o di agnello e aiuterebbe la conservazione nelle nostre aree boschive” – ha poi proseguito.