L’evoluzione tecnologica, lo sappiamo alla perfezione, riguarda un po’ tutti i settori, a partire dal mondo delle scommesse online, fino ad arrivare all’ambito dei viaggi fino ad arrivare a quello delle fonti rinnovabili. Si sta parlando sempre più di frequente, nel corso degli ultimi tempi, di sistemi che possono garantire un’energia pulita e scevra da ogni fonte di inquinamento.
Ebbene, nel corso degli ultimi anni, si sta parlando dei sistemi di teleraffrescamento che, sul territorio italiano, rappresentano ancora un trend piuttosto contenuto, ma che sta continuando a progredire in maniera costante, anche se chiaramente molto lenta.
Senza ombra di dubbio, i sistemi di teleraffrescamento possono contare ormai su delle tecnologie che sono costantemente in evoluzione e che permettono di raggiungere livelli di efficienza sempre più alta. Non solo, dal momento che c’è la possibilità di sfruttare sempre più di frequente infrastrutture che già ci sono, ovvero quelle legate alla controparte calda.
La diffusione degli impianti di teleraffrescamento
Per il momento, la diffusione di tali impianti ha preso piede soprattutto nella zona a nord dell’Italia, in modo particolare in Lombardia. Va senz’altro preso come punto di riferimento il rapporto del GSE, che riguarda il teleriscaldamento e teleraffrescamento entro i confini nazionali e porta in dote una serie di statistiche di sicuro interesse per tutte e due queste tecnologie.
Nonostante come abbiamo detto, al giorno d’oggi, le reti di teleriscaldamento siano ancora in netta maggioranza, va sottolineato come, nel corso degli ultimi tempi, il raffrescamento ha cominciato a far registrare una notevole diffusione. Sono essenzialmente due le configurazioni che vengono maggiormente impiegate.
Si tratta della configurazione centrale, che prevede l’installazione di impianti di raffrescamento che sono centralizzati e di una rete ad acqua fredda che risulta essere differenziata rispetto all’acqua calda che fa da collegamento nei confronti delle utenze. La configurazione distribuita, invece, si caratterizza per la presenza di impianti che vengono installati direttamente presso le utenze, si tratta perlopiù di gruppi frigoriferi ad elevato assorbimento, che risulta connessi alla rete di teleriscaldamento e sfruttano l’alimentazione dell’energia termica che è oggetto di distribuzione da parte della rete medesima.
Cosa dice il report in merito ai sistemi di teleraffrescamento
In base a quanto viene messo in evidenza da parte del report in quesitone, si può notare come nel 2020 erano attivi, in tutto il Paese, qualcosa come 30 sistemi di teleraffrescamento, che erano oggetto di distribuzione in ben nove regioni e province autonome sia nella parte centrale che in quella settentrionale della penisola italiana.
Complessivamente, i dati parlano di un’estensione totale della rete che si aggira intorno ai 32.5 chilometri, mentre la volumetria raffrescata tocca gli 8.9 milioni di metri cubi. La Lombardia, da questo punto di vista, ha ben pochi eguali, dal momento che può contare sulla presenza di otto sistemi sui 30 complessivi in tutta Italia, senza dimenticare come in questa regione ci sia addirittura il 58% dell’estensione totale. Subito alle spalle della Lombardia troviamo l’Emilia-Romagna, che può contare sulla presenza di ben sette reti, e sul 32% dell’estensione totale.
Come si può facilmente intuire, i sistemi di teleriscaldamento hanno fatto registrare dei numeri ovviamente superiori. Alla fine dell’anno 2020, infatti, le statistiche parlano di un numero di reti in esercizio all’interno della penisola italiana pari addirittura a 340. Al tempo stesso, l’estensione totale che è stata toccata in termini di potenza accumulata è pari a 9.8 GW. Interessante mettere in evidenza come l’82% della stessa potenza installata cumulata deriva da fonti fossili. E, in tal senso, va detto anche come le energie rinnovabili hanno un’incidenza che si abbassa sempre di più con l’aumentare delle dimensioni dei vari impianti.