La pianta Mandragora è un nome comune usato per identificare qualsiasi pianta erbacea perenne che sia appunto ricompresa nel genere Mandragora, della famiglia delle Solanacea, e in particolare la Mandragora officinarum, la cui lunga radice, carnosa, spesso biforcuta, ha a lungo avuto delle proprietà medicinali, mistiche e magiche.
Il termine mandragora è anche comunemente usato per le radici di queste piante, che contengono alcaloidi velenosi e che sono stati utilizzati in medicina per la capacità di alleviare il dolore mediante applicazione esterna, e per le proprietà soporifiche. Attenzione, però: il suo utilizzo può anche condurre a delirio e allucinazioni. Le specie di mandragora sono originarie del Mediterraneo e dell’Himalaya.
Appartenenza della mandragola
Il genere Mandragora appartiene alla famiglia delle Solanaceae. I membri di questa famiglia sono caratterizzati da fiori a cinque petali, alternati o a foglie opposte. Questa famiglia è anche nota per una vasta gamma di alcaloidi, che per l’uomo possono essere tossici o benefici, o entrambe le proprietà in contemporanea.
Mandragora officinarum
La pianta di Mandragora più conosciuta è quella Mandragora officinarum. Si tratta di una pianta che ha una radice spesso ramificata, che emana sulla superficie del terreno una rosetta di foglie da ovato-oblunghe a ovate, rugose, croccanti, sinuate-dentate a foglie intere, simili a quelli della pianta del tabacco. A partire dal collo sono presenti numerosi peduncoli a fiore unico, con fiori verde-biancastro, un po’ larghi, che producono bacche globose, succulente, di colore da arancione a rosso, simili a piccoli pomodori, che maturano in tarda primavera. La pianta cresce nell’Europa meridionale e centrale e nelle terre intorno al Mar Mediterraneo, così come in Corsica.
Alcaloidi tropanici
Uno dei più importanti gruppi di composti alcaloidi presenti nei membri del genere Mandragora sono gli alcaloidi tropanici, che si trovano anche nei generi Solanaceae Atropa (il genere Belladonna), Datura, Brugmansia e molti altri della famiglia delle Solanaceae. Dal punto di vista chimico, le molecole di questi composti hanno una caratteristica struttura ciclica e comprendono l’atropina, la scopolamina e la iosciamina. Farmacologicamente, sono i più potenti anticolinergici conosciuti esistenti, il che significa che inibiscono i segnali neurologici trasmessi dal neurotrasmettitore endogeno, l’acetilcolina. Tuttavia, i sintomi di sovradosaggio possono includere secchezza della bocca, pupille dilatate, atassia, ritenzione urinaria, allucinazioni, convulsioni, coma e morte.
Tutte le parti della pianta di mandragora sono velenose, per l’uomo e per gli animali. Non è un caso che il nome arabo di “mandragora” significhi “offensivo per il bestiame”.
Usi medicinali
Gli usi medicinali della Mandragora risalgono a tempi antichi, con riferimenti al suo utilizzo come cura della sterilità fin dai tempi di Plinio, quando veniva altresì somministrata ai pazienti prima dell’intervento chirurgico, con masticazione dei pezzi della sua radice.
La radice, infatti, sebbene possa essere molto tossica, è contemporaneamente utilizzata anche come elemento per alleviare e lenire il dolore, diminuendo la sensibilità del cervello o del sistema nervoso, e per le sue proprietà soporifiche (inducendo il sonno). Storicamente è stato utilizzato anche come emetico (induce il vomito) e purgante (induce i movimenti intestinali).
Fin dall’antichità, la radice è stata altresì promossa per usi come afrodisiaco e per la fertilità.